Oggi vi parlo di una carrozza.
Non si tratta di quella di Cenerentola né di quella usata da re Carlo III per la sua incoronazione, bensì di un carro molto più antico ritrovato a Pompei (Napoli).
Pompei -come Ercolano, Oplontis e Stabiae- è una località archeologica vicina al vulcano Vesuvio, seppellita a seguito dell’ eruzione del 79 d.C.
A gennaio 2021, gli archeologi stavano lavorando a Villa di Civita Giuliana, una delle ville più lussuose del territorio pompeiano. Dopo lunghi mesi di incessante lavoro, ma privo di scoperte eclatanti, inaspettatamente riaffiorò dal terreno un elemento metallico.
La scoperta si trovava immersa nei lapilli e cenere vulcanica.
Attraverso piccole fessure nel terreno , gli archeologi intuirono che lì sotto doveva esserci stata una struttura che non c’era più perché era in materiale organico, come il legno.
Gli archeologi decisero quindi di realizzare un calco colando il gesso nei fori del terreno – proprio con la tecnica inventata da Giuseppe Fiorelli nel 1863.
La tecnica consiste nel colare in una cavità del gesso liquido, aspettare che si asciughi e poi rimuovere lo strato di ceneri e lapilli. In questo modo si ricostruisce la forma originaria di corpi umani, animali e oggetti.
Il gesso ricreò così la forma dell’oggetto che si trovava sottoterra e permise anche di tenere insieme altre parti dell’oggetto che si sarebbero rotte/disgregate col procedere dello scavo.
L’oggetto ritrovato era un carro.
Il carro è identificabile come un pilentum, un veicolo usato nel mondo romano dalle èlites le per cerimonie.
La scoperta che vi ho raccontato è eccezionale per due motivi:
1- è molto difficile trovare carri di epoca romana questo perché il materiale impiegato per questi mezzi era il legno , e il legno è un materiale deteriorabile e distruttibile.
2 – il veicolo ritrovato a Civita Giuliana (Pompei) era destinato ad un uso che in Italia non risulta documentato. L’impiego di materiali preziosi come sulle decorazioni metalliche in bronzo e argento, fanno escludere che si trattasse di un carro per attività agricole e produttive. Gli archeologi, dopo attenti studi delle fonti scritte hanno identificato il carro come una vettura destinata al rito matrimoniale, chiamata pilentum e usata nel mondo romano dalle èlites, cioè quelle persone di maggior prestigio. Il carro doveva quindi accompagnare la sposa nella nuova casa.
Volete conoscere un’altra curiosità di questa scoperta?
Pensate che gli archeologi hanno rinvenuto negli strati di cenere depositati sul carro, l’impronta lasciata da una spiga, che doveva addobbare a festa la carrozza. La spiga era, ma lo è ancora oggi, un simbolo augurale che doveva accompagnare chi aveva usato quel carro.
Dal 4 maggio al 30 luglio 2023 al Museo Nazionale Romano.
Il carro ricostruito nelle sue parti mancanti è percepibile nelle sue reali forme e dimensioni e nell’ambito della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli Antichi”.
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